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قديم 26 - 10 - 2012, 05:38 AM
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Situato fra Homs e Tartous, nella Siria centrale, il monastero di Azeir continua ad aiutare la popolazione cristiana e musulmana, nonostante i combattimenti. Pubblichiamo alcuni stralci delle lettere inviate in questi mesi dalle cinque religiose italiane del monastero. Attraverso gesti semplici come la preghiera e la cura dell'orto le suore sono divenute un faro per cristiani e musulmani devastati dal conflitto.

Azeir, le suore trappiste, segno di speranza nella Siria della guerra
Azeir (AsiaNews) - Nel caos della guerra civile siriana, dove da mesi il rumore più frequente è quello delle bombe e delle urla di chi soffre, esistono ancora luoghi dove l'odio che imperversa nel Paese non è entrato. Uno di questi è il monastero delle monache trappiste di Azeir piccolo villaggio maronita della Siria centro-occidentale situato tra la città di Tartous e quella di Homs. Qui vivono cinque religiose italiane provenienti dalla monastero di Valserena in provincia di Pisa, che hanno scelto di rimanere nel Paese. Le ragioni le spiega suor Monica superiora della casa madre: "Se ormai facciamo parte di questa comunità, a prescindere da una nazionalità italiana e dalle risorse ad essa connesse che possiamo ancora avere, non possiamo andarcene nel tempo della prova. La loro sorte è la nostra sorte".
Nelle lettere scritte in questi mesi e pubblicate sul sito internet del monastero, le religiose raccontano i drammi della guerra e le sofferenze patite dalla popolazione dei villaggi vicini. Essi vedono nel monastero un segno concreto di speranza, perché, come affermano le religiose, "un luogo dove Dio è adorato nella sua presenza reale, sia eucaristica che ecclesiale nella preghiera e nella comunione fraterna è una benedizione per tutti". "La persone semplici in mezzo a cui viviamo sono sconfortate - si legge in una delle lettere scritte dalle monache - anche nel nostro piccolo villaggio si contano dei morti, sia tra i civili che tra i giovani in servizio militare". "La Siria - lamenta una delle religiose - è diventata un campo di battaglia per avversari che sono più grandi di lei, e vengono a combattere qui servendosi di questa terra e della gente, per dirimere i loro grandi conflitti".
In ogni scritto le monache trappiste invitano tutti i cristiani a pregare per la popolazione siriana, che le ha accolte. Secondo loro "la gente desidera giustizia, libertà, democrazia, ma vuole anche poter lavorare, uscire di casa con la propria famiglia". Nei mesi di guerra anche i musulmani si sono stretti intorno al monastero, non solo per chiedere beni di prima necessità, ma anche per cercare conforto. "Alcuni giovani - racconta una suora - hanno iniziato a rivolgersi a noi, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a pensare, crescere, riflettere". A tali richieste le religiose rispondono con la loro vita, fatta di preghiera e di piccoli gesti, come la cura dell'orto e dei campi che "intanto - sottolinea una di loro - produce frutti di ogni genere". La testimonianza semplice delle monache aiuta la popolazione ad avere speranza, a non cedere all'odio, ricordando loro le tradizioni di questa terra, dove per secoli cristiani e musulmani hanno vissuto in pace.
"La nostra fiducia nell'uomo - scrive madre Monica, superiora di Valserena - viene dalla speranza cristiana ed è più forte di tutti gli orrori. Il cristiano è chiamato a testimoniare questo nel mondo, noi siamo state chiamate in Siria, adesso. Perché andarcene?"
Iniziata nel marzo 2011 sull'onda della primavera araba, la guerra civile siriana è già costata oltre 30mila morti e quasi un milione di sfollati. Circa 200mila sono invece i profughi fuggiti nei Paesi confinanti Turchia, Libano e Giordania. Dopo mesi di combattimenti e di appelli lanciati dal Papa e dall'Onu per un cessate il fuoco, Lakhdar Brahimi, inviato speciale per Nazioni Unite e Lega araba in Siria, ha annunciato oggi la possibilità di un'interruzione delle ostilità per la festa islamica dell'Eid al-Adha, che si celebrerà nel fine settimana.
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