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Il Primo ministro israeliano invita al pugno di ferro contro Teheran: “Vorrei credere a Rouhani, ma non posso”. Dubbi del Senato Usa sull’applicazione di nuove sanzioni: “Ci stiamo domandano se sia giusto o meno in vista dell’incontro di Ginevra”.
New York (AsiaNews/Agenzie) - Israele "non permetterà mai all'Iran di ultimare il suo programma nucleare. Se sarà necessario andremo avanti anche da soli". Si è concluso con questa frase l'intervento tenuto ieri da Benjamin Netanyahu all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di fronte alle sedie vuote della delegazione iraniana, rientrata a Teheran il 28 settembre scorso. Il Primo ministro israeliano ha affermato ancora una volta la necessità di non "allentare la pressione", di "non accettare accordi parziali" e di "ritirare le sanzioni solo una volta accertato il disarmo". E ha aggiunto: "Ronald Reagan suggeriva di fidarsi ma verificare, il mio consiglio riguardo l'Iran è di non fidarsi, smantellare e poi verificare". Sull'eventualità di una soluzione diplomatica, il premier ha poi dichiarato che "soltanto dure sanzioni, sorrette da una minaccia militare credibile, rappresentano la via per portare Teheran al dialogo; il mondo abbia a mente quanto accaduto in Corea del Nord". I prossimi 15 e 16 ottobre, i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, più la Germania, si incontreranno con una delegazione iraniana a Ginevra per riavviare i negoziati sul programma nucleare di Teheran. Il dialogo distensivo dei giorni scorsi tra il presidente Obama e Hassan Rouhani infonde fiducia nella comunità internazionale riguardo una ripresa positiva delle trattative. Anche il Senato statunitense, fin qui allineato a Tel Aviv e incaricato entro settembre di varare un nuovo ciclo di sanzioni, ha manifestato in questi giorni i propri dubbi riguardo l'efficacia di tale provvedimento in vista di Ginevra. "Ci sono stati pareri contrastanti riguardo l'aumento delle pressioni sull'economia iraniana - ha spiegato il senatore Bob Corker - si è pensato anche di mantenere il piano attuale senza approvare nuove sanzioni". Secono alcuni analisti, i tentennamenti del Senato sarebbero da attribuirsi al tentativo di creare un clima più conciliante in previsione di metà ottobre |
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