In un messaggio che commemora il 16 ottobre 1943 condanna ogni forma di razzismo
Un appello affinché "l'antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna" e un invito alle nuove generazioni a non abbassare la guardia non solo contro l'antisemitismo ma anche contro ogni forma di razzismo. Sono i principali contenuti del discorso rivolto da Papa Francesco ai rappresentanti della comunità ebraica di Roma, nell'udienza di questa mattina, venerdì 11 ottobre, e del messaggio indirizzato al rabbino capo della stessa comunità, in occasione del settantesimo anniversario della deportazione degli ebrei della città.
Nell'incontro odierno il vescovo di Roma ha voluto innanzitutto sottolineare "lo sviluppo di rapporti amichevoli e fraterni" tra ebrei e cristiani, che ha caratterizzato questi ultimi anni, soprattutto dopo il Vaticano II. Un'amicizia, ha aggiunto, alla quale "spero di contribuire qui a Roma" così come "ho avuto la grazia di fare con la comunità ebraica di Buenos Aires".
Ricordando la tragedia vissuta dalla comunità ebraica durante l'ultima guerra il Pontefice, rinnovata l'assicurazione della vicinanza spirituale e della preghiera per le vittime, ha ripetuto quanto aveva già detto il 24 giugno scorso nell'udienza al Comitato ebraico internazionale per le consultazioni interreligiose: "Un cristiano non può essere antisemita" perché le sue radici "sono un po' ebree".
Con il messaggio al rabbino capo e alla comunità ebraica di Roma, Papa Francesco ha inteso unirsi alla commemorazione di quelle "tragiche ore dell'ottobre 1943" quando gli ebrei di Roma furono deportati dai nazisti nei campi di sterminio. "È nostro dovere - ha scritto tra l'altro - tenere ben presente davanti ai nostri occhi il destino di quei deportati, percepire la loro paura, il loro dolore, la loro disperazione, per non dimenticarli". Ma fare memoria "non significa averne semplicemente un ricordo; significa soprattutto - ha scritto ancora - sforzarci di comprendere qual è il messaggio che esso rappresenta per il nostro oggi" per vivere diversamente il presente e illuminare il futuro.