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Obama parlerà alla Nazione alla vigilia della riapertura del Congresso
Documento del G20 senza Siria San Pietroburgo, 7. Il vertice del G20 a San Pietroburgo ha confermato le divisioni della comunità internazionale sulla crisi siriana e, soprattutto, sull'intervento armato che il presidente statunitense Barack Obama sembra intenzionato a ordinare e che molti, a partire dalla Russia, in assenza di un'autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite considererebbero un'aggressione. A ulteriore conferma delle divisioni, il documento finale del vertice non contiene alcun riferimento alla crisi siriana, anche se essa ha certamente dominato l'appuntamento.
Nella conferenza stampa tenuta prima di ripartire da San Pietroburgo, Obama ha annunciato che martedì, alla vigilia della riapertura del Congresso, parlerà alla Nazione per spiegare le sue scelte, sulle quali si sta ancora confrontando con il Congresso stesso. "Ci sono momenti in cui bisogna fare scelte difficili e questo è uno di quelli", ha detto, sostenendo che il suo ruolo gli impone di agire anche se è "impopolare" farlo, perché di fronte all'uso di armi chimiche contro civili e bambini non ci si può limitare a reazioni di condanna. Secondo il presidente statunitense, l'Onu non dovrebbe trasformarsi in una "barriera per non agire". In proposito, Obama ha ricordato come molti abbiano accusato gli Stati Uniti e la comunità internazionale di non aver impedito il genocidio in Rwanda del 1994.
Il presidente ha però evitato di rispondere a domande sulla possibilità, che la Costituzione gli consente, di procedere con un attacco militare anche se il Congresso dovesse negargli appoggio. Si tratta di una prospettiva non aleatoria: secondo la stampa statunitense sono ancora in maggioranza al Senato e alla Camera dei rappresentanti quanti si oppongono all'intervento. "Non voglio fare speculazioni sull'approvazione o meno, mentre è in corso il dibattito", si è limitato a rispondere.
A Washington resta duramente contrapposta la Russia, il cui presidente Vladimir Putin, pur definendo "amichevole e costruttivo" il breve colloquio bilaterale avuto con Obama al termine del summit, ha prospettato per la prima volta di schierarsi a difesa del Governo siriano del presidente Bashar Al Assad, in caso di attacco straniero. Secondo il leader del Cremlino, Paesi che intervenissero militarmente in Siria "si porrebbero al di fuori del diritto", in quanto non si tratterebbe di autodifesa e in ogni caso occorrerebbe la "preventiva approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite".
Il presidente russo ha anche invitato ad ascoltare la voce del Papa, il quale, come è noto, alla vigilia del vertice gli ha fatto pervenire un messaggio in cui viene ribadita la necessità di percorrere la via negoziale

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