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di Giovanni Zavatta Più della Siria, più della Repubblica Democratica del Congo, è la Colombia il Paese dove si trova il maggior numero di "persone internamente dislocate", termine tecnico che identifica in gran parte gli sfollati a causa di conflitti armati, violenze e violazioni dei diritti umani. Le ultime cifre, fornite dal recente rapporto dell'Internal displacement monitoring centre (Idmc), con sede a Ginevra, e aggiornate alla fine del 2012, parlano di 28,8 milioni di individui nel mondo costretti a migrazioni forzate all'interno del loro Paese, con un aumento di 2,4 milioni rispetto all'anno precedente. È la cifra più alta mai registrata dall'Idmc. Tra i 4,9 e i 5,5 milioni di questi sfollati si trovano in Colombia. La Chiesa cattolica, attraverso il Segretariato nazionale di pastorale sociale, ha da tempo messo in campo programmi e progetti per mitigare il flagello, che vedono impegnati tutte le diocesi e gli oltre cinquemila fra centri di accoglienza e parrocchie.
Quasi vent'anni fa, nello studio intitolato Derechos humanos: desplazados por violencia in Colombia, la Conferenza episcopale segnalò la tragedia di almeno mezzo milione di abitanti, costretti fra il 1985 e il 1995 a lasciare i luoghi di origine per ammassarsi nelle grandi città. I vescovi sottolinearono come lo spostamento coatto fosse una "violazione massiva e multipla" dei diritti umani, un'infrazione del diritto internazionale e la più grave espressione della crisi umanitaria affrontata dal Paese sudamericano. Da allora le cose sono peggiorate. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che almeno 9.690 famiglie abbiano abbandonato le loro case in 137 spostamenti di massa nel corso del 2012, il doppio rispetto all'anno precedente |
15 - 05 - 2013, 02:02 PM | رقم المشاركة : ( 2 ) | ||||
† Admin Woman †
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رد: Senza più radici
Merci, Haia
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