Il Cairo, 17. È destinato a salire il tragico bilancio dei sanguinosi scontri tra manifestanti e forze dell'ordine in Egitto dopo il "Venerdì della collera" proclamato dai Fratelli musulmani. A meno di tre giorni dalla decisione del Governo di sgomberare i sit-in dei sostenitori dell'ex presidente Mursi, il Paese si trova sull'orlo di una guerra civile. La tensione è altissima al Cairo e nelle principali città del Paese: i Fratelli musulmani hanno annunciato "proteste a oltranza". Oltre un centinaio di sostenitori di Mursi, violando il coprifuoco imposto dal Governo, sono attualmente asserragliati nella moschea Al Fatah a piazza Ramses al Cairo; i soldati sono entrati nell'edificio e stanno sgomberando l'area. Il presidente ad interim egiziano, Adly Mansour, terrà nel pomeriggio una conferenza per "spiegare la situazione". Inoltre, il premier ha proposto al Governo lo scioglimento dei Fratelli musulmani: lo riferiscono fonti dell'Esecutivo.
Quella di mercoledì è stata una giornata di terribili violenze che hanno visto contrapposti i militari e il fronte dei sostenitori di Mursi. I numeri ufficiali parlano di oltre seicento vittime mercoledì e giovedì; nella sola giornata di ieri i morti sono stati ottanta; 1004 gli arresti tra le fila dei Fratelli musulmani. I resoconti della stampa internazionale riferiscono di gas lacrimogeni dagli elicotteri, di agenti calati con le funi, di cecchini che sparavano sulla folla dai tetti degli edifici che circondavano i sit-in dei manifestanti. Attaccate anche numerose chiese cristiane